Argomento molto dibattuto quelli dei limiti, su cui tanto si è scritto e si è detto, ma proviamo ad affrontarlo con alla base le nuove scoperte di epigenetica.

Cosa è l’epigenetica? “Una nuova branca della biologia molecolare che studia le mutazioni genetiche e la trasmissione di caratteri ereditari non attribuibili direttamente alla sequenza del DNA” (fonte wikipedia).

Nella “Biologie delle credenze” il famoso biologo molecolare Bruce Lipton dimostra in  modo semplice e appassionate, che ciò in cui crediamo determina ciò che siamo, non è il nostro DNA a determinare la nostra vita e la nostra salute.

L’autore attraverso le sue rivoluzionarie ricerche sulla membrana cellulare dimostra in maniera inoppugnabile che l’ambiente, i nostri pensieri e le nostre esperienze determinano ciò che siamo, sia il nostro corpo, che ogni aspetto della vita.

Questo porta a nuove importante conseguenze per quanto riguarda il benessere, la felicità e la natura delle malattie come il cancro e la schizzofrenia.

La storia di Roger Bannister

Colui che, superando un ostacolo mentale, ha reso possibile ciò che non sembrava esserlo.

Secondo la comunità scientifica mondiale nel secondo dopoguerra: “per un uomo era impossibile correre un miglio in meno di 4 minuti”.

Questo perché i tendini, i muscoli, le ossa, la struttura fisica in generale, non lo rendevano umanamente possibile. Il tutto era confermato dai massimi esperti mondiali e ciò contribuiva al non provarci nemmeno.

Fatta questa breve premessa, andiamo nel 1952 alle Olimpiadi di Helsinki. Sono in programma i Giochi Olimpici e Roger Bannister, atleta britannico, puntava a vincere l’oro nei 1.500 metri.

Per lui fu una cocente delusione, finì quarto e fuori dal podio, era sul punto di mollare tutto, fino a che non decise di fare qualcosa di mai fatto prima: battere il limite ritenuto impossibile da battere e conseguentemente provare al mondo che scienziati, medici e luminari dell’epoca avevano torto.

Il 6 maggio 1954 alla Oxford University, Roger stupì tutti, correndo un miglio in 3 minuti e 58 secondi.  4 giri di pista (400 metri), in meno di 4 minuti, meno di un minuto al giro.

Un qualcosa di straordinario, quasi miracoloso visto il diktat della scienza, i giornali dell’epoca rimasero mesi sulla notizia e lui diventò una leggenda. Eppure 46 giorni dopo l’australiano John Landy migliorò quel tempo, l’anno successivo decine di corridori corsero il miglio sotto i 4 minuti, due anni dopo trecento corridori superarono la barriera ritenuta impossibile da battere. Oggi questo tipo di “muro” è superato dai migliori dilettanti.

Roger Bannister non è riuscito ad entrare nella storia alle Olimpiadi, ma paradossalmente, ha portato l’Uomo nel futuro.

“Tutti erano convinti che fisiologicamente un Uomo non ce la potesse fare, ma io studiavo neurologia e sapevo che per andare al di là, l’organo più importante è il cervello” (R. Bannister)

Infatti, questa storia è solo una delle innumerevoli dimostrazioni di come alcuni limiti all’apparenza oggettivi, in realtà sono solo ostacoli che noi stessi ci mettiamo o che ci lasciamo imporre ad altri. Limiti talmente grandi, lontani e insormontabili che non affrontiamo nemmeno.

Superare un limite nel nostro piccolo, non solo ci migliora la vita, ma può generare nuove opportunità per centinaia di migliaia di altre persone.

E come direbbe il mitico Di Pietro e che c’azzeccano le nuove scoperte sull’epigenetica con i limiti che ci imponiamo?

Semplicemente perché il nostro pensiero, quello in cui crediamo, positivo o negativo che sia, quando è in armonia con il subconscio e con i nostri geni diventa la nostra realtà.

Se è vero che l’ambiente e il pensiero influenzano la nostra biologia, questo può cambiare le conoscenze e le esperienze vissute fino ad oggi da gran parte di noi:

Ognuno di Noi ha il potere e la potenzialità per creare una vita piena e traboccante di ogni dono e talento, a partire da salute, amore e felicità.

Fino alla scoperta dell’ Epigenetica, si credeva che il nucleo di una cellula, contenente il DNA, fosse il “cervello” della cellula stessa, del tutto necessario per il suo funzionamento. Di fatto, come hanno scoperto Lipton ed altri, le cellule possono vivere e funzionare molto bene anche dopo che i loro nuclei siano stati asportati. Il vero “cervello” della cellula è la sua membrana, che reagisce e risponde alle influenze esterne, adattandosi dinamicamente ad un ambiente in perpetuo cambiamento. Che cosa significa questo per noi, quali gruppi di cellule collaborative meravigliosamente uniti, chiamati esseri umani?

Man mano che incrociamo le diverse influenze ambientali, siamo noi a suggerire ai nostri geni cosa fare, di solito inconsciamente.

I carboidrati ci fanno ingrassare? Sì, se lo crediamo. Saremo amati, avremo successo nel lavoro, saremo ricchi? Se ci crediamo, lo saremo.

Lipton attraverso i dettami dell’Epigenetica ci mostra anche come Darwin avesse torto. La competizione non è la base dell’evoluzione; non è la sopravvivenza del più forte che ci permette di sopravvivere e prosperare. Al contrario, dice, dovremmo leggere l’opera di Jean-Baptiste de Lamarck, che venne prima di Darwin e dimostrò che la cooperazione e la comunità sono la base della sopravvivenza. Immaginate se ciascuna dei vostri trilioni di cellule decidesse di farcela da sé, di combattere per essere la regina della collina piuttosto che cooperare con le cellule compagne. Per quanto sopravvivereste?

Ci vorrebbe un ulteriore articolo per gli scenari che si aprono sulle presunte e sulle reali guarigioni miracolose, su quello che la scienza non riesce ancora a spiegare oppure che noi non siamo ancora pronti per imparare, sull’autoguarigione, ecc…

Una cosa, possiamo definitamente dire, che è certa, aveva immensamente ragione anche una delle menti più brillanti del ‘900, Henry Ford quando sentenziava:

“Che tu credi di farcela oppure no, avrai comunque ragione”.