Ti sei mai posto questa domanda inerente alla tua vita lavorativa? Che tu sia dipendente, collaboratore, libero professionista, artigiano o imprenditore chi guida nel tuo lavoro?

A prima vista il viaggio del passeggero sembra più comodo, ma non è scontato che la meta del pilota, chiunque sia, coincida con la tua.

Il passeggero poi viene sicuramente pagato molto di meno, tutti sono in grado di fare il passeggero, seguire delle procedute, eseguire il sogno di un altro.

Chi guida invece, deve prima imparare, prendere la patente, e poi pensare a dove vuole andare, prima ancora di farlo.

Chi guida ha la responsabilità di dove e come vuole arrivare, spesso ha la responsabilità anche di chi si fida di lui o di chi non ha il coraggio di scegliere, l’esercito di pecore di cui spero tu non faccia parte.

Purtroppo può capitare che uno crede di guidare, crede di aver scelto lui le mete, invece un bel giorno capita un evento che gli fa vedere la realtà, gli dimostra che il pilota automatico preimpostato non era stato lui a programmarlo.

Abbiamo bisogno di un incidente di percorso, di una malattia, di una cocente delusione, di un abbandono doloroso per scoprire chi siamo e cosa vogliamo veramente?

Un bel giorno, capita ai più capaci o fortunati piloti, di chiedersi:

“Cosa posso fare per raggiungere il mio pieno potenziale oggi?”

“Cosa voglio realizzare e perché?”

“Chi sono diventato, chi voglio diventare, chi voglio essere?”

Abbiamo visto che per arrivare a questo dialogo interiore, è obbligatorio diventare piloti della propria vita, sia in ambito lavorativo che personale, finché rimaniamo passeggeri abbiamo altre priorità, al massimo studiamo le maschere degli altri.

Edoardo De Filippo diceva “che il teatro non è altro che disperato sforzo dell’Uomo di dare un senso alla vita” e Seneca: “la vita è come una commedia, non importa quanto sia lunga, ma come è recitata”.

Ed è proprio recitandola che ci costruiamo delle maschere, è il nostro bisogno sociale di piacere agli altri, è una protezione per la nostra vulnerabilità, ma alla lunga queste maschere finiscono per ingannare proprio noi stessi.

Ricerchiamo la felicità all’esterno, nel possedere, nell’avere, nel fare, quando invece dovremmo guardarci dentro, e toglierci tutte le maschere di dosso, più riusciamo ad essere consapevoli di chi siamo davvero, più riusciamo ad allinearci a chi siamo, e più possiamo essere felici.

Quindi caro amico, se vuoi diventare pilota della tua vita ed andare in direzione felicità, non potrai evitare un serio confronto con te stesso e la consapevolezza di essere alle prime stazioni della tua personale via beatidudinem, ma ne vale la pena.