Finalmente se ne parla apertamente: non è più un tabù affrontare argomenti non convenzionali quali migranti, PIL, spread, Sanremo e Maria de Filippi.
Qualcuno potrebbe obbiettare che della ricerca della felicità se n’è sempre parlato, e che il benessere è sulla bocca di tutti. Anche questo è vero, e allora diciamo che finalmente se n’è parlato veramente in maniera corretta. Abbiamo cercato la felicità nel denaro, nel raggiungimento di un bel voto o di un buon risultato, nelle feste, nei viaggi, nel tempo libero, nei media, meno che nell’unico posto dove poteva risiedere: dentro di noi.
Non esiste routine quotidiana con capo str… o compagno fedifrago che tenga. Essere felici si può. La Psicologa tedesca Stefanie Stahl afferma:
“Essere felici è una scelta, dipende solo da te, una conseguenza di come decidiamo di sentirci, a prescindere da quello che oggettivamente ci capita nella vita”.
Finalmente numerosi studi scientifici ormai dimostrano che la felicità è una competenza, e di conseguenza che può essere allenata, che impatta sul benessere e sui risultati. Tutti arrivano più o meno alle stesse conclusioni, affermando che è una questione di come vogliamo interpretare ciò che ci circonda, che il tuo capo in ufficio sia castigante o motivante, depresso o solare, dinamico o pachidermico, questo non muta minimamente la percezione di te stesso o della tua felicità. Anzi nel momento in cui dovessi decidere che quel datore di lavoro non è funzionale alla tua crescita interiore, puoi sempre fare altre scelte.
D’altro canto chi è nel mondo della formazione, del business e della crescita personale ha già scoperto la potenza dell’essere causativo, ovvero di porsi sempre dalla parte della causa mai dell’effetto, per esserne responsabile e avere la possibilità di modificarne il risultato. Se la felicità e il benessere sono dentro di noi, se siamo i principali responsabili del loro influsso, perché non imparare a gestirsi in maniera migliore e più sana? E questo aspetto fa tutta la differenza del mondo, perché tutti saremo in grado di dirci se la vita che stiamo vivendo ci piace oppure no, ma soprattutto potremo avere la possibilità di cambiare quello che non ci soddisfa. La responsabilità della propria felicità o infelicità dipende da noi, come qualsiasi altro stato umorale, nella vasta gamma di sfumature a nostra disposizione, dall’irritazione alla rabbia, dalla gioia all’entusiasmo. E’ una nostra scelta individuale.
Questo ha l’enorme benefico effetto di smorzare ogni qualsivoglia conflittualità, perché se siamo noi responsabili non possiamo prendercela con nessuno se le cose non vanno come vorremmo. Senza considerare l’effetto salutistico della felicità sul nostro organismo, che ha il potere di irradiarci di benessere e di rafforzare le nostre difese immunitarie, quindi non ti stupire se felicità, amore per se stessi e per gli altri sono sempre abbinate alla parola benessere, ne sono parte integrante. La rabbia, la paura e il senso di impotenza che caratterizzano gli ultimi decenni della nostra società lasceranno il posto a sentimenti più costruttivi, dalla forza di volontà all’autostima, dalla benevolenza alla resilienza.
Se ti stimi e ti ami, a tua volta stimerai e amerai chi ti circonda e vorrai costruire assieme agli altri un mondo migliore, più sano, più gioioso. Un Uomo più responsabile è più consapevole e libero, più maturo e meno bisognoso di figure paternalistiche, gerarchie, religioni e dogmi, leadership autoritarie e organizzazioni piramidali (e qui sulle aziende si apre un mondo che vedremo nel seguito dell’articolo).
Finalmente (ecco perché ho usato spesso questo termine) l’Uomo potrà avere un rapporto sano con se stesso, alla base del vero concetto di libertà. Avremo un mondo più orizzontale, meno condizionato dalle religioni, ma più spirituale, più giusto e meno autoritario, con Uomini e Donne più felici che vivono la propria vita non quella impostata o scelta da altri per loro.
Ma quanto tempo ancora richiederà questa trasformazione? E’ possibile che le forze di conservazione sociale boicottino questo passaggio, che le strutture di potere e controllo cerchino di bloccare in ogni modo il cammino verso la responsabilità e la libertà del genere umano?
Un’umanità diversa si intravede appena, non è detto che prenda il sopravvento, ma una volta creata una diversa consapevolezza andremo verso un mondo migliore.
Lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli.
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